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Corso comunicazione efficace

L’evoluzione dei nostri figli

L’insicurezza, la solitudine, l’incertezza, lo squilibrio, il disagio, il disadattamento, l’insoddisfazione, la sofferenza, la paura, il panico, l’infelicità sono situazioni molto diffuse e pervadono tutti. Perché tutto ciò? Qual è il motivo per cui oggi l’insoddisfazione, la solitudine affettiva e la paura “regnano sovrane”? Secondo la tesi dello scrittore Giulio Cesare Giacobbe “nelle società ricche gli adulti restano bambini” si sentono soli, abbandonati, non curati, non difesi, non amati, non coccolati e per diventare adulti è necessario superare questi stati d’animo ed imparare ad affrontare da soli le difficoltà della vita.

In realtà siamo figli di questa generazione e di questa mentalità, siamo cresciuti nell’epoca del benessere e finora nulla ci è mancato in termini materiali. Se consideriamo che la nostra società sta cambiando, sta diventando sempre più multietnica, tanti popoli con diverse culture e lingue popolano le nostre città, i loro figli condividono con i nostri le scuole, le palestre e la società, con la profonda differenza che loro lottano per sopravvivere, che loro sorridono con poco, che studiano e guardano al futuro con maggiore sfida rispetto ai nostri figli, che loro sono “adulti” perché lottano per sopravvivere!

In che senso “adulti”? Il bambino è non autosufficiente, l’adulto è autosufficiente, il genitore si dedica ai figli, quindi dalla non autosufficienza all’autosufficienza, alla dedizione. Se facciamo un passo indietro, al 1961, quando Eric Berne, fondatore della teoria dinamica dei rapporti interpersonali, meglio conosciuta come “analisi transazionale” ha evidenziato che in ciascuno di noi esistono tre personalità: bambino – adulto – genitore e che il mancato sviluppo delle tre personalità, peraltro naturali costituisce la base della nevrosi comprendiamo meglio cosa vuol dire essere “bambino adulto”. Nel 1979 anche Bandler e Grinder, i fondatori della Programmazione Neurolinguistica hanno affermato che la personalità multipla è “un nuovo passo nell’evoluzione della specie” e quindi risulta quanto mai utile acquisire e far coesistere questi tre aspetti in ciascuno di noi proprio per evitare di rimanere nello stato “bambino” pur essendo adulti.

Di certo è un concetto difficile da capire e far proprio ma se consideriamo che le nostre personalità non sono altro che adattamenti all’ambiente e se è vero come è vero che viviamo in modo istintivo per trovare le soluzioni, procedendo per prova ed errore, con metodo empirico, perché non consentire ai nostri figli di procedere nella loro evoluzione scoprendo cosa funziona e cosa non funziona?

Nella nostra società l’”adulto bambino” è proprio l’adulto che non ha certezze perché non ha potuto o saputo sperimentare, è l’adulto che soffre di paure e solitudine. È arrabbiato, è infelice, è solo e quindi aggredisce, è convinto delle sue opinioni perché queste lo tutelano, sono le sue certezze! E così rimane “nella personalità bambino pur essendo adulto e genitore”.

Il bambino è incapace di dominare l’ambiente, è incapace di sopportare frustrazioni, non ha sicurezza in se stesso , dipende sempre da altri, pretende una dedizione esclusiva e pretende che il genitore sia sempre al suo servizio ed è dotato dell’arma del pianto per obbligare il genitore a mollare tutto e correre in suo aiuto.

Quindi cosa fare? Quale comportamento adottare?

Questi a tantissimi altri temi saranno trattati a approfonditi nel seminario intensivo “Mamma, papà… io non capisco i grandi a Pescara presso Experience il 17 gennaio – 2 appuntamenti – dalle 9,00 alle 13,00 oppure dalle 14,30 alle 18,30.
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