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ÀMATI O AMÀTI: QUESTIONE DI ACCENTO.

UN PROGETTO DI RETE E DI CONDIVISIONE AL FEMMINILE DEDICATO AL MASCHILE

 

Siamo a marzo 2021.

Un anno fa, esattamente a marzo 2020, il primo lockdown.

Ma fino a prima della pandemia, marzo era universalmente conosciuto come il mese della donna, essenzialmente perchè si festeggia l’8 marzo.

Sarà ancora il mese della giornata internazionale della donna e per me, e per le coautrici di Amati o Amàti: questione di accento sarà il compleanno, sarà l’anniversario dell’uscita del nostro progetto

La afferenza è presto fatta.

13 storie, 13 donne, un sogno che diventa realtà nel giorno dedicato alle donne, l’8 marzo Festa della Donna.

 

Ma esiste una “festa dell’uomo”?

 

Ebbene sì.

Anche se è un fatto poco noto, la Giornata Internazionale dell’Uomo è annualmente celebrata il 19 novembre di ogni anno, a partire dal 1999, anno in cui è stata inaugurata a Trinidad e Tobago e sostenuta da Australia, Caraibi, Nord America, Asia, Europa, Africa, e anche dall’ONU.

 

Potremmo aprire un dibattito infinito sull’opportunità di questa festa e probabilmente arriveremmo a scriverci un libro in 24 volumi. In prima edizione. Per le successive si aggiungerebbero varie appendici e allegati. Potrebbe essere un interessante spunto per qualsiasi editore.

 

Ma in questa sede voglio limitarmi a ricordare il motivo per cui è nata la Festa della Donna.

 

Oggigiorno l’8 marzo è diventata una celebrazione festosa, piena di mimose, cene con le amiche, spettacoli, e tantissime attività che potrebbero forse lasciarla intendere come una giornata di “libera uscita” per il genere femminile.

 

Ma quali sono le origini di questa ricorrenza, di questa giornata internazionale? Quali sono i motivi di una simile celebrazione?

 

LE ORIGINI DELLA CELEBRAZIONE DELL’8 MARZO

Innanzi tutto, bisogna precisare che questa “giornata” fu istituita ufficialmente dall’ONU nel 1977.

Non amo definirla “festa della donna”, ma preferisco parlare di celebrazione come “giorno solenne”.

 

Ma torniamo a cosa accadde nel 1977 e alla decisione dell’ONU.

Il fatto sconosciuto ai più è che le sue origini non vanno ricercate nel tristemente famoso rogo della fabbrica di New York in cui persero la vita centinaia di operaie, ma nel settimo congresso della seconda internazionale socialista del 1907.

 

Fu proprio durante il Congresso di Stoccarda che, discutendo dalla necessità di istituire il suffragio universale, si arrivò a parlare in generale della condizione femminile e poi, in particolare, delle condizioni di lavoro delle donne nelle fabbriche.

 

Questo dibattito fece nascere la necessità di fissare una data per celebrare la giornata della donna. Tuttavia non venne trovato un accordo sul giorno esatto e quindi gli Stati agirono in modo autonomo: negli USA venne fissata l’ultima domenica di febbraio, mentre in altri Stati venne celebrata contestualmente ad altri importanti eventi storici.

Fu durante la Seconda conferenza delle donne comuniste tenutasi a Mosca nel 1921, che si stabilì l’8 marzo come data unica nella quale festeggiare la figura femminile.

Questo particolare giorno fu scelto come rimando alla manifestazione contro lo zar  a San Pietroburgo del 1917, a cui presero parte molte donne operaie.

 

Infine, nel 1977, l’ONU riconobbe l’8 marzo come Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale.

 

I DIRITTI DELLE DONNE OGGI: FANTASIA O REALTÀ?

La Festa della Donna è stato senz’altro un grandissimo traguardo raggiunto dal genere femminile, ma a volte accade che i traguardi importanti vengano visti come definitivi. Come punti di arrivo, più che di partenza.

 

Di fatto, oggi ci troviamo a scontrarci quotidianamente con una grandissima disparità di genere, che va dalla differenza salariale o di qualifica sul posto di lavoro (a parità di mansioni e competenze), passando attraverso la “semplice” mancanza di rispetto nei rapporti interpersonali, per arrivare alla vera e propria violenza psico-fisica.

E il periodo di pandemia e di lockdown non ha minimamente aiutato nella riduzione di questo dato, che, anzi, si è fatto se possibile ancora più allarmante. Il numero delle vittime aumentano e verso il fenomeno non si vedono – ad oggi – soluzioni nonostante numerosissime associazioni siano impegnate sul campo come Gli Stati generali delle Donne fondato da Isa Maggi con il motto 8 marzo tutto l’anno.

Lei è una tra le numerose donne italiane che incarnano gli ideali e i temi di parità di genere.

 

La società si sta concentrando molto sui problemi relativi alla differenza di genere, focalizzandosi in particolar modo, soprattutto nell’ultimo periodo, sulla corretta attribuzione dei nomi maschili e femminili relativi alle qualifiche e alle cariche ricoperte da professionisti: direttore o direttrice d’orchestra? Sindaco o sindaca? E così via.

 

Ma questi sono problemi reali? O sono “palliativi”, modi di risolvere un problema ben più radicato nella nostra storia e nella nostra cultura?

 

Per rispondere a questa domanda, potremmo cominciare con il guardare le recenti notizie di cronaca sportiva che per fortuna, per una volta, non è cronaca nera.

 

Nelle ultime settimane si è parlato moltissimo del caso della pallavolista professionista Lara Lugli, che nel mese di marzo 2019 aveva comunicato alla sua società sportiva di essere incinta e, pertanto, il suo contratto era stato risolto ed era stato trattenuto lo stipendio del mese di febbraio.

Mesi dopo, la Lugli aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento di detto stipendio e la società sportiva aveva fatto opposizione a tale decreto, domandando inoltre il pagamento di penali per l’interruzione del contratto.

Il Presidente del Volley Pordenone, ha dichiarato che si trattava di clausole inserite nel contratto di ingaggio, redatto non dalla società, bensì dal procuratore della stessa atleta e che erano clausole standard nel mondo dello sport e che, comunque, non le avrebbero fatte valere in assenza del decreto ingiuntivo.

 

Senza voler entrare nel merito di chi, in questo particolare caso, abbia ragione o torto, una cosa è da notare: nel mondo dello sport è normale inserire delle penali per il caso in cui il contratto si debba risolvere perchè l’atleta è incinta.

 

È chiaro che il fatto di aspettare un bambino metta la donna in una condizione fisica non idonea ad espletare il suo lavoro di atleta. Ed essendo un lavoro stagionale, è comprensibile che le regole stabiliscano la risoluzione del contratto per questi casi. Come avverrebbe per qualsiasi atleta, uomo o donna, in caso di un incidente fisico che impedisca completamente l’esercizio dello sport di cui è professionista.

 

La cosa che deve destare la nostra attenzione è l’inserimento di penali per il caso in cui la donna rimanga incinta. Possiamo davvero ritenerlo un comportamento corretto? Possiamo considerarla una regola giusta ed equa e paritaria? Lascio a voi l’ardua sentenza.

 

UOMINI ELETTI A SOSTEGNO DELLA PARITÀ DI GENERE

Un’altra domanda da farsi è cosa pensino gli uomini di queste disparità di cui le donne si trovano ad essere costantemente oggetto.

 

La risposta a questo quesito è arrivata proprio nei primi mesi del 2021, quando dei gruppi di uomini hanno deciso di prendere finalmente posizione, di schierarsi al fianco delle donne nella lotta contro la violenza su queste ultime. Violenza intesa in tutte le accezioni possibili del termine, considerando quella fisica, psicologica, di discriminazione lavorativa e sociale, di mancanza di rispetto e di riconoscimento umano.

 

Il 27 febbraio gli uomini di Ars Teatrando hanno sfilato per il centro di Biella per dire “no” alla violenza sulle donne, indossando cappello, mascherina e scarpe rosse.

 

A questa manifestazione ne è seguita un’altra pochi giorni dopo, ad inizio marzo, a Roma, un flash mob a sostegno delle donne, uomini in mascherina rossa.

Una cinquantina di uomini, tutti con mascherine rosse prodotte dalla cooperativa E.V.A. in prima linea da anni nella lotta alla violenza sulle le donne, hanno attraversato piazza San Silvestro, silenziosi, in fila indiana. Si sono fermati una decina di minuti, a distanza di sicurezza, mostrando dei cartelli con scritto “Alzo la guardia, non le mani”, “Voglio presidi territoriali contro la violenza di genere”, “Se uccido non è amore”.

 

L’AMORE È UNA QUESTIONE DI ACCENTO

“Se uccido non è amore”. È una frase forte, impattante, che colpisce.

Mi ha fatto tornare in mente quella canzone di Ermal Meta che ad un certo punto dice: “E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai” “Figlio mio ricorda bene che  La vita che avrai Non sarà mai distante dall’amore che dai”.

Ed è vero, ma molte persone, soprattutto donne, non hanno ancora questa consapevolezza. Forse perchè non sono mai state amate davvero, forse perchè lo sono state nel modo sbagliato, o forse perchè non hanno mai amato abbastanza sé stesse.

 

Con il mio lavoro conosco continuamente moltissime donne, che si aprono con me e mi raccontano le loro storie. E non sono tutte storie che finiscono con “e vissero tutti felici e contenti”. Anzi.

E ogni tanto mi domando come sia possibile, in questo secolo, con l’emancipazione che ci siamo costruite, essere ancora così inconsapevoli di cosa sia “amore” e cosa non lo sia.

 

Spesso ripenso a me, a quando avevo l’età delle mie figlie. E poi penso a loro e mi rendo conto di come certe cose siano radicalmente cambiate, ma anche di come restino, in qualche modo misterioso, sempre uguali. E mi dico che vorrei lanciare un messaggio a tutte quelle ragazze e bambine per raccontare cosa passiamo quando diventiamo grandi; quando nasciamo donne; quando scopriamo la “gioia” e quando questa, come per un triste incantesimo, scompare.

Vorrei dare un messaggio di luce e di speranza, di forza e di coraggio, perchè è giusto sapere che le cose non capitano solo a noi, ma a tutte le donne, siano esse mogli, single, professioniste, casalinghe, madri o “madri mai vissute”.

 

Sulla scia di questo pensiero, ho cominciato a meditare di scrivere un libro. Il secondo, dopo Benessere Donna 300%

Ma, in coerenza con il mio valore della condivisione e del fatto che tutte le donne sono legate da un sottile filo rosso che parte dal cuore, volevo che fosse un libro di storie raccontate da donne.

Storie di amore ricevuto e dato, storie di amore subìto e restituito.

Storie di donne che avrebbero potuto raccontare ciascuna di voi, che state leggendo in questo momento.

Storie fatte di sconfitte e di successi, storie raccontate con gratitudine e amorevolezza, per gli altri, per sé stesse e per la vita.

 

A furia di pensarci e ripensarci, alla fine ho deciso di fare il salto.

Il 12 aprile 2020, giorno del mio compleanno, in pieno lockdown, ho lanciato il progetto.

Durante un webinar in cui ero relatrice, ho dichiarato la mia intenzione e anche di voler coinvolgere in questo libro altre donne, con le loro storie di amore. Amore avuto e amore donato, amore ricevuto e amore negato. Perchè l’amore ha più di un accento.

 

Hanno risposto dodici donne meravigliose, tutte diverse, ognuna con il suo carattere e la sua personalità, provenienti da molte parti d’Italia. Ciascuna con il suo vissuto, così particolare e unico ma, allo stesso tempo, così simile a quello delle altre, come se tutte, prima o poi, fossero passate attraverso le medesime situazioni.

 

CHI SONO QUESTE 12 DONNE CHE SI SONO UNITE NEL PROGETTO DI AMATI?

Ve le presento brevemente, una per una.

 

ANNA NOZZI

Laureata in Economia, ad un certo punto della sua vita decide di rivedere completamente tutto, di lasciare il suo lavoro e di rimettersi in gioco facendo quello che effettivamente ama fare.

Studia l’Energia, diventa operatrice olistica certificata. Il suo racconto è la narrazione della morte e della rinascita alla Vita.

 

ANNALISA CONTI

È una life coach che collabora a progetti sociali creati per un insegnamento e un apprendimento migliori e per la costruzione di relazioni di valore tra studenti, insegnanti e famiglie.

È grande appassionata di viaggi, perchè attraverso di essi si esce dalla routine e si può scoprire molto di sé stessi, sfidare i propri limiti e valorizzare le proprie risorse.

 

ANNAMARIA ACUNZO

Docente in metodologie del benessere ed elettrologia applicata presso una scuola professionale di alta formazione, si è specializzata in naturopatia e pratica lo yoga, la meditazione, la riflessologia plantare ed il reiki.

Organizzo anche eventi che integrano la grande cultura enogastronomica abruzzese, facendo conoscere al resto del mondo la bontà dei vini e olii del territorio.

 

CRISTINA CORAZZA

Nata e cresciuta a Milano, è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Milano Bicocca.

Completata la pratica forense, ha lavorato prima per degli studi legali e poi in ambito assicurativo. Nel frattempo, cantando nel coro della parrocchia, inizia ad occuparsi di matrimoni, prima curando solamente le cerimonie e poi organizzando l’evento nella sua interezza.

Nel 2019 decide di lasciare il lavoro per dedicarsi esclusivamente al settore wedding e degli eventi (collabora anche con un locale di musica dal vivo).

Rockettara di natura, decide di imprimere questo stile di vita al suo lavoro e dà vita al suo brand, unico in Italia: Rock Wedding Planner, che nel 2020 diventa marchio registrato.

Il suo racconto è un viaggio introspettivo, di crescita personale e di amore per sé stessi, di cui, troppo spesso, si sottovaluta l’importanza.

 

FRANCESCA DI GIUSEPPE

Giornalista, blogger, content editor e titolare del blog Postcalcium.it.

Si è laureata in Scienze Politiche con tesi intitolata: “Sport e società. La difficile visibilità delle donne nel calcio”, successivamente editata della Lupi Editore nel saggio “L’evoluzione del gioco e il calcio femminile”.

È iscritta all’Ordine dei Giornalisti dal 2009.

 

LORETTA SAUDELLA

Nata e residente a Milano, si occupa di Ben-Essere: è naturopata con un master in floriterapia, massaggiatrice e master reiki.

Tutt’oggi continua a studiare e formarsi per portare serenità e tranquillità alle persone più deboli, non solo fisicamente ma anche mentalmente e spiritualmente.

 

MARINA EGIDI

Nata a Grottammare, ha vissuto a Brescia e, da anni, abita a Savona.

Dal 1990 lavora come consulente finanziaria e, nel frattempo, si laurea in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano. Consegue il Master PNL e Counselor relazionale, acquisendo competenze che applica costantemente nel suo lavoro quotidiano.

 

MILENA DI GIOIA

Nata a Benevento, città che ama profondamente, si è trasferita prima a Napoli per studio e poi a Bari per lavoro.

Figlia, sorella, moglie e ora anche madre felice di due meravigliosi bambini, Giulia e Mattia.

Di sé stessa dice che è innamorata della vita in ogni sua manifestazione, perché la stupisce e la emoziona ancora.

Sogna di ritornare nella sua città natale e dove desidera invecchiare con l’uomo che amo.

È convinta che il senso della vita sia nelle relazioni perché niente ha senso se si è da soli a vivere questa straordinaria avventura che è la vita.

 

PATRIZIA SPLENDIANI

Ricercatrice appassionata del mondo dell’immanenza, titolare di Studio PiEsse ed ideatrice del metodo di crescita personale Omeion®. Ha un master in Counseling Relazionale in Media–Comunic-Azione® ed un master in formazione formatori. Oltre ad essere operatrice olistica certificata.

È esperta in pari opportunità e reinserimento lavorativo degli adulti e ha avviato la carriera consulenziale formativa.

Diplomata in pianoforte presso il Conservatorio di Pescara, ha fatto corsi specifici di musicoterapia applicata al metodo Orff-Schulwerk.

 

SONIA GENESINI

Sonia Angelica Genesini nasce a Rho (MI). Dopo svariati corsi di ballo, la sua passione per la musica e la danza la portano a studiare queste arti in diverse città, fino ad approdare a Piacenza, dove diventa prima maestra di balli caraibici, e poi si innamora della Kizomba, di cui diventa interprete, insegnante e promotrice.

Dà vita a “Musica Cuore Movimento”, percorso sensoriale, dove, grazie alla musica, l’ascolto di sé, il movimento corporeo, ma soprattutto alla sua profonda sensibilità interiore, aiuta a far ritrovare armonia e serenità nel corpo e nello spirito.

 

STEFANIA PIERI

Toscana doc, è titolare, insieme al marito Pasquale, dell’Autofficina Piesse a Montemurlo (PO).

È mamma di due figli, Diletta e Riccardo e da pochissimo anche nonna felice.

 

TERESITA DI LAURO

Napoletana di nascita, ha portato il mare e il sole a Milano, la città dove adesso vive e lavora.

È architetto e gestisce con il suo compagno la loro agenzia immobiliare a Milano.

È innamorata della comunicazione e del mondo della strategia e pianificazione grazie all’esperienza dell’MBA presso il Mip, specializzandosi nel marketing e nella comunicazione nei settori del Lusso, del Design e del Real Estate.

Dopo aver seguito un corso di Antonio Panico, fondatore di Business Coaching Italia, è entrata a far parte del suo team.

 

ÀMATI O AMÀTI: QUESTIONE DI ACCENTO: È PIÙ DI UN LIBRO!

E così, pian piano, grazie alla collaborazione tra queste anime belle, è nato “Amati o Amàti: questione di accento”.

 

Grazie al fantastico editore che ci ha accolte e accompagnate in questo meraviglioso viaggio, Alessio Masciulli di Masciulli Edizioni il libro è stato lanciato in prevendita digitale il 14 febbraio 2021, giorno in cui si celebra l’amore, di cui narra il nostro libro.

E poi, l’8 marzo 2021, è finalmente uscita la copia cartacea, disponibile nelle librerie e sul sito di Masciulli Edizioni.

 

Abbiamo scelto l’8 marzo come data di uscita e non è un caso.

È stata una scelta consapevole. Non perchè sia la data della Festa della Donna. O almeno… non nel senso che si attribuisce oggi a questa festa e di cui parlavo all’inizio di questo articolo.

Ma in un senso più ampio e più profondo.

Questo è più di un libro, è un progetto che dimostra quanto sia importante fare rete, condividere e creare collaborazioni vere, fatte di cuori e di realtà diverse ma perfettamente integrate, per non “restare solo orme sulla sabbia”.

Questo è un progetto per dare speranza al 2021, per fare in modo che sia un anno di passaggio e di evoluzione verso una rinnovata speranza.

Questo è un progetto che oserei definire “in rosa”, proprio come le “imprese in rosa” perché nasce da una idea la femminile.

Questo è un progetto che mette le donne al centro e che porta con sé resilienza, sostenibilità e business

Questo è un progetto che va oltre gli schemi tradizionali e consolidati, che va oltre i limiti che la pandemia ha imposto.

 

Questo è un libro scritto da donne per le donne e per tutti gli uomini che vorranno iniziare a capire cosa significa essere donne nel mondo di oggi, che racconta l’autenticità in tutte le sue forme e descrive quanto sia strategico essere autentici.

È un libro scritto per tutti coloro che vogliono iniziare ad amarsi e a riconoscersi, per tutti coloro che scelgono di essere spiritualmente consapevoli, e desiderano spostare il focus sull’amore.

 

Leggere le 13 storie – per molti – significherà immergersi dentro ciascuno dei 13 racconti.

Le storie sono “per tutti”.

Non è un libro di genere, ma è il libro per il “genere” umano.

Vi stupirete, vi innamorerete, vi emozionerete.

Sì, perchè noi, tutte noi che abbiamo scritto questo libro, siamo delle sopravvissute. Abbiamo toccato con mano situazioni inimmaginabili e ne siamo uscite. Più forti di prima, con la consapevolezza che se ce l’hai fatta una volta, puoi farcela ancora.

 

Questo libro è uscito l’8 marzo per chiudere un cerchio.

 

E per iniziarne un altro, di cui anche tu, con la tua vita, puoi essere protagonista.

Dove puoi comprare il libro?
Facile! info@tizianaiozzi.it

Oppure su  www.masciulliedizioni.com

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