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Lavoro, Donne, Innovazione: il PNRR un aiuto concreto

Tra gli argomenti più gettonati in questi ultimi mesi online c’è quello del PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Ma cosa significa Ripresa e Resilienza?

Perché queste due parole tanto amiche quanto sorelle?

Il concetto di Resilienza conduce inevitabilmente alla voglia di rialzarsi, raggiungere mete importanti; la Ripresa dopo un periodo buio, la luce in fondo al tunnel. Due parole diverse che in realtà hanno in comune tantissimo.

Quando nell’articolo di novembre 2021, ci siamo chieste se fosse possibile per le donne far crescere il desiderio di mettersi in gioco, realizzare i propri sogni attraverso l’attuazione di progetti e attività imprenditoriali, non immaginavamo che potesse arrivare in aiuto al lavoro, alle donne, alla innovazione, il PNRR 2022 che ha previsto aiuti concreti per una imprenditorialità circolare e sostenibile.

Vero è che, gli ultimi due anni di pandemia trascorsi non hanno di certo giocato a nostro favore, ma il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) potrebbe rimescolare le carte in tavola, andando verso obiettivi di parità di genere e sostegno all’imprenditorialità femminile.

La missione del PNRR: facciamo chiarezza

Il PNRR, acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è un documento strategico del Governo italiano che si pone l’obiettivo di rilanciare l’economia del Paese puntando sulla digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale. È suddiviso in sei missioni principali e descrive le priorità di investimento per l’arco temporale 2021 – 2026. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è lo strumento finanziario e strategico nato proprio per affrontare le conseguenze immediate della crisi pandemica.

Il 2022 è un anno cruciale per l’attuazione del PNRR poiché stanno arrivando anche molti bandi rivolti alle piccole e medie imprese finanziati proprio da quest’ultimo. Sono infatti cinque i bandi e avvisi aperti sul sito Invitalia inerenti alla Digitalizzazione, Cultura e Turismo. Per la Transizione Ecologica, invece, sono quattro i bandi attualmente disponibili tutti dedicati al riciclo dei rifiuti. Non mancano, inoltre, i bandi per l’Istruzione e la Ricerca, un bando per Inclusione e Coesione. Non sono attualmente previsti né in corso bandi o avvisi per le ultime due Missioni, le Infrastrutture e la Salute.

Le 6 Missioni del PNRR condividono priorità trasversali, relative alle pari opportunità generazionali, di genere e territoriali. Il totale degli investimenti previsti per gli interventi contenuti nel Piano arriva a 222,1 miliardi di euro, a cui si aggiungono 13 miliardi del React EU.

L’aumento dell’occupazione, del lavoro e della imprenditorialità femminile, si può?

Quindi il PNRR per l’occupazione, il lavoro, l’imprenditoria femminile potrà funzionare come volano e come elemento concreto per gli obiettivi strategici di lungo termine rispetto alla occupazione femminile? L’iter del dibattito parlamentare italiano tra le due versioni del PNRR (governo Conte – governo Draghi) ha evidenziato la necessità di dare concretezza al tema parità di genere attraverso l’individuazione di obiettivi, azioni e indicatori di misurazione dei risultati. Il risultato è stato che nel PNRR vi è il quarto, che stima l’impatto occupazionale delle Missioni del Piano con una specifica di genere. Tramite il modello MACGEM-IT è stata effettuata una valutazione dell’impatto che le misure del PNRR avranno sull’occupazione femminile e giovanile. L’occupazione femminile registra un incremento di 3,7 punti percentuali nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale rispetto allo scenario di base, mentre quella giovanile vede un aumento di 3,2 punti percentuali. Va evidenziata l’accentuata attivazione di occupazione nel Mezzogiorno per entrambe le componenti giovanile e femminile. In tutte le missioni del PNRR si evidenzia un impatto positivo su queste due categorie.

In particolare, le Missioni 4 e 5 sono caratterizzate da interventi che più direttamente incidono sull’occupazione femminile. L’incremento stimato sull’occupazione femminile nel periodo di applicazione del PNRR è in ultima istanza del 4% medio e del 5,5% nel Mezzogiorno. Si tratta di stime, come ha ricordato il Presidente Mario Draghi in occasione della presentazione del Piano al Parlamento.

Quindi lavoro, donne e occupazione una triade perfetta e ancor di più se aggiungiamo l’anello mancante: l’imprenditorialità.

Se il PNRR ha destinato una parte considerevole del Piano al sostegno dell’avvio della attività di imprese femminili, se ha previsto congrui investimenti e il rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese femminili, con specifica attenzione ai settori dell’alta tecnologia, è evidente che l’imprenditorialità femminile può riscattarsi da uno stato marginale e recuperare forza e potere.

“L’economia e la ripresa del Made in Italy si ricostruiscono attraverso il lavoro silente di chi non molla e continua a investire. […] Dopo la pandemia siamo letteralmente sulle macerie. […] Essere sopravvissuti è già tantissimo” spiega la presidente dell’associazione femminile EntreprisinGirls Francesca Vitelli su Stampaitaliana.online .

 

Se i dati lo confermano e siamo letteralmente nelle macerie il PNRR arriva al momento giusto.

Il Covid interrompe la crescita di imprese femminili: a fine 2020 sono 4mila in meno rispetto al 2019

Allora, visti i dati della fonte autorevole di UnionCamere e InfoCamere, bisogna utilizzare i fondi ma, facciamo in modo che ci sia informazione per poter usufruire dei benefici

Cosa significa?

Come fare?

In che direzione andare?

A chi affidarsi?

A questo punto la domanda sorge spontanea: perché incentivare l’imprenditorialità femminile?

È sufficiente leggere i dati delle imprese al femminile in Abruzzo per comprendere che la ricchezza non è di genere ma è di “opportunità, di idee, di innovazione”. Fare le stesse cose ma in maniera diversa.

Le imprese femminili nella crisi pandemica. I dati Unioncamere A fine 2019, le imprese femminili iscritte al Registro delle Camere di commercio sono state 1 milione e 340mila, il 22% del totale, in costante aumento rispetto al 2014 (oltre 38mila in più). Da un punto di vista strutturale, l’imprenditoria rosa si è caratterizzata per una maggiore concentrazione nel settore dei servizi (66,2% a fronte del 55,4% delle imprese maschili). Rispetto al 2014, le imprese femminili nel settore terziario sono aumentate nel 2019 di oltre 34 mila unità. Relativamente alla dimensione, vi è una spiccata dimensione “micro”. Circa 97 imprese su 100 guidate da donne non hanno avuto, nel 2019, oltre i 9 addetti (Unioncamere, IV Rapporto Impresa Femminile del 27 luglio 2020)

Dopo Molise e Basilicata, l’Abruzzo è la regione con il maggior numero di imprese femminili: nel 2019, ad esempio, si è classificata al terzo posto con 33.946 imprese su 126.543 complessive, ovvero il 26,8%. Tra le province spicca Chieti seguita da Pescara, L’Aquila e infine Teramo. Una storia di luci e ombre se si considera la perdita regionale dello 0,45%, contro una crescita media nazionale dell’1,39% tra gli anni 2014 – 2019. Proprio qui entra in gioco il PNRR per rilanciare l’occupazione, il lavoro e l’imprenditorialità femminile.

Ed ecco che arrivano le storie di:

Che dimostrano quanto l’Abruzzo abbia da raccontare in termini di imprenditorialità

Tante le storie di donne che si sono buttate a capofitto nel mondo dell’imprenditoria, tutte con un pensiero comune: reinventarsi, uscire dalla grigia routine quotidiana e realizzare un sogno.

Perché non ascoltare la voce interiore?

Perché non perseguire un obiettivo di vita professionale e personale e rischiare?

Perché non “trasformare i sogno in realtà”?

A ben vedere le storie delle imprenditrici raccontano proprio il coraggio, la determinazione, la resilienza. Questo è il caso di Silvia, 34 anni, che si è ritrovata un po’ per forte spirito di avventura un po’ per amore in Abruzzo e senza lavoro. La storia di Silvia è la classica favola di chi ce l’ha fatta a coronare un sogno. A 19 anni ha iniziato a lavorare in una società di servizi bancari nell’ambito dell’assistenza clienti a Milano, ma qualcosa mancava dentro di lei. Si potrebbe dire l’ambizione di molti, non la sua. Un giorno Silvia si è trasferita in Abruzzo e ha deciso di perseguire una delle sue grandi passioni: il vino.

“Il mio è stato forse un salto nel vuoto, alimentato dalla fiducia verso le nuove tecnologie, la voglia di sperimentare e un pizzico di pazzia. Ho imparato che quando un’idea vi tormenta e non potete smettere di continuare a pensarci forse è il caso di buttarsi, di provare e magari non si sa mai che possa davvero essere qualcosa che possa creare un futuro per voi, dare un aiuto ad altri ed essere di ispirazione per qualcuno” ha scritto Silvia su Impresainrosachestoria.it

La storia di Silvia non è l’unica, si potrebbe continuare all’infinito. E allora perché non spendere due parole sul coraggio e l’intraprendenza di Melania? Da ragioniera a imprenditrice agricola, anzi… Mastro Birraio, così si definisce. Dopo la nascita della sua prima figlia, Melania ha deciso di abbandonare momentaneamente il lavoro riscoprendo l’amore per il lavoro all’aria aperta, a contatto con la natura e i rumori della città. Decide così di coltivare ortaggi e verdura assieme alla sua famiglia. L’idea più bizzarra però nasce nel 2021 quando decide di realizzare un birrificio agricolo, uno dei primi in Abruzzo.

Le storie di donne che ce l’hanno fatta dimostrano che credere nei propri sogni, nelle proprie ambizioni e costruirsi un piano d’azione concreto e misurabile sono gli ingredienti fondamentali per intraprendere qualsiasi attività imprenditoriale e distinguersi in una economia in stallo. Le donne – quindi – danno, oggi più che mai, un reale contributo al sistema economico e sono esempio loro stesse di tenacia e resilienza. Ma tale coraggio, tale intraprendenza, tale tenacia e tale chiarezza di obiettivi non sono per tutte e per tutti. Allora cosa fare?

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“Se dai un pesce ad un uomo, lo hai sfamato per un giorno, se gli insegni a pescare lo hai sfamato per tutta la vita. Si può riassumere in questo concetto l’importanza della formazione professionale: la formazione del personale aumenta il valore dell’impresa, migliora l’immagine aziendale, aumenta la motivazione della persona. In un periodo dove l’originalità e l’innovazione dei prodotti hanno durata breve, dove la tecnologia è superata dalla nuova, la qualità e professionalità delle risorse umane rimangono qualcosa di inimitabile, un valore competitivo che permette all’impresa di differenziarsi” ha detto la presidente di CNA Impresa Donna Abruzzo, Luciana Ferrone.

Quali i vantaggi di ricorrere al coaching?

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