Blog

L’IMPORTANZA DI CREARE RETE E COLLABORAZIONI PER NON RESTARE “ORME SULLA SABBIA”

Chi di noi ricorda quando la nonna raccoglieva tutti i bambini e raccontava le favole o storie di vita accadute nel paesino dove andavamo a trascorrere le vacanze estive?

Tutte diverse l’una dall’altra ma iniziavano tutte con “C’era una volta.”

A volte un re, a volte la regina, a volte lo scenario era il castello e altre volte il bosco.

Oggi le storie sono simili, ci sono re e regine, cavalli e cavalieri, castelli e boschi dove i castelli sono gli scenari da favola e i boschi le zone d’ombra del web.

Il web? What is the web? E chi sapeva cos’era il web, il social e l’online

E ve lo ricordate quando non c’era lo smartphone?

Non parlo del paleozoico, mi riferisco semplicemente a tutto quello che era fino ai primi anni Duemila.

Per socializzare si usciva di casa, si andava al muretto, sul lungomare o in piazzetta.

I miei amici passavano a citofonarmi a casa e poi via, in bici o con la Vespa in estate. In inverno, invece, al bar, tra una partita a calcio balilla e una a carte.

Per conoscere persone nuove bastava frequentare la compagnia e ci si incontrava. Un amico di un amico portava qualche amico e in un attimo era fatta. I famosi sei gradi di separazione erano un giochetto da ragazzi. Che ci voleva?

Erano “gli anni d’oro del grande Real”, come cantava Max Pezzali in una famosa canzone. Quando le mamme dovevano andare al campetto da calcio a trascinare i figli a casa per la cena.

Fare rete, all’epoca, non era una “parola d’ordine”, non era una cosa teorizzata a tavolino, studiata e poi applicata quasi scientificamente, fare rete era la realtà, era la vita di tutti i giorni

Ma la verità è che è ancora così. L’essere umano è essenzialmente un animale sociale, quindi le interazioni sono indispensabili e, di conseguenza, fare rete è insito nella nostra natura, fa parte del nostro DNA.

COSA SIGNIFICA “FARE RETE”

Finora ho parlato di “rete”, ma forse sarebbe più intellegibile se dicessi “network”.

Ecco, mi sembra di sentire il vostro respiro di sollievo. Finalmente è più chiaro. Un network.

Siamo talmente abituati a sentire questa parola, che ci siamo persi il suo significato originario.

La rete sociale è, in primo luogo, una rete fisica, cioè l’insieme di quei legami esistenti fra i membri di un gruppo di individui.

Per esempio, le comunità di sportivi, di musicisti, le confraternite universitarie, o anche, molto semplicemente, le associazioni di categoria, i club, le comunità religiose accomunate dal ritrovo in luoghi di culto.

Le comunità (e quindi le reti sociali) possono essere molto grandi. Pensiamo solo alla comunità cristiana esistente in tutto il mondo: ci hanno creato persino uno Stato!

Tuttavia, alcuni studi di sociologia e di antropologia hanno teorizzato che le dimensioni di una rete sociale in grado di sostenere relazioni stabili siano limitate a 150 membri.

Tale numero, chiamato numero di Dunbar, è stato calcolato in relazione alla dimensione massima che dovrebbe avere un villaggio per permettere ai membri conoscersi approfonditamente tra di loro e tenere traccia degli avvenimenti emotivi di tutte le persone di un gruppo.

La versione di internet delle reti sociali (quelli comunemente conosciuti come “social media”) è una delle forme più evolute di comunicazione in rete ed è un tentativo di violare la “regola dei 150”.

Questo è possibile perché le piattaforme social diminuiscono il carico cognitivo necessario per conoscere i membri del gruppo. Le conoscenze fatte su Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, LinkedIn sono meno approfondite – nella gran parte dei casi – rispetto a quelle fatte “dal vivo” e questo permette di sfondare il numero di Dunbar.

Ma perché vi parlo di rete “sociale” in un blog dedicato al coaching, alla crescita personale e professionale, al business e al business sostenibile?

Perché il business parte innanzi tutto dalle relazioni umane.

È un po’ come quando si gioca a tennis. Se non si fa altro che cercare il colpo vincente, ci si frega con le proprie mani e si regala il punto all’avversario. Se invece si palleggia per il gusto di palleggiare, ad un certo punto arriva la palla buona e allora sì che si può piazzare l’azione vincente.

Lo stesso vale nel lavoro: prima vengono le interazioni con le persone, i collegamenti, le conoscenze. E poi, un giorno, quasi per caso (ma sappiamo che il caso non esiste), arriva un’illuminazione, uno spunto che fa nascere in quell’interazione personale un’idea di business. E i pezzi del puzzle vanno tutti magicamente al loro posto e si compone il disegno.

Vero è che oggi, più che mai i disegni, le architetture e gli schemi si evolvono alla velocità della luce e ci viene chiesto di adeguarci a nuovi paradigmi

Accogliere i nuovi paradigmi che il business richiede per rendere tutto più facile, più easy, più smart e fare rete

LA RETE NEL BUSINESS MODERNO per non restare orme sulla sabbia

Per esempio, laddove serva il coinvolgimento la voce arriva forte e chiara come nel caso del nutrito gruppo donne in rappresentanza di varie associazioni e strutture istituzionali invitano a firmare la petizione “NON SIAMO ORME SULLA SABBIA” al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.

Allo stesso modo, in un’economia globalizzata come quella attuale, è impensabile proporre un prodotto o un servizio credendo di poter contare solo sulle proprie forze.

Ci sono troppi fattori in gioco: la grandezza del pubblico a cui ci si rivolge, la quantità di “categorie” deboli o ritenute tali, il numero di “categorie” in cui il nostro prodotto o servizio si inserisce, l’enorme quantità di offerta simile alla nostra e quindi, di conseguenza, l’altissimo numero di nostri competitors. I tempi di sviluppo di un’idea e la realizzazione di essa. La qualità del prodotto (o servizio) finale.

Quindi, chi è in grado di costruirsi una rete di contatti e di partner diventa competitivo.

Non una rete per far goal sul web, ma una rete che sostenga progetti e azioni concrete

Fare rete è sinonimo di collaborazione e condivisione per raggiungere uno scopo comune: aprirsi a nuove opportunità di business, ottimizzando le risorse, le competenze e le varie specializzazioni.

Chiaramente, questo ha anche il duplice vantaggio che se si è alleati, non si è concorrenti.

Concetto che, politicamente, era già chiaro subito dopo il Secondo Dopoguerra.

Come è ampiamente dimostrato dalla creazione delle trattative tra Stati, che sfociarono poi nella nascita di CECA (Comunità per il Carbone e per l’Acciaio), CEEA (Comunità Europea per l’Energia Atomica) e CEE (Comunità Economica Europea).

E poi, a seguire, nel 1985, nella firma del Trattato di Schengen.

Il tutto, basato sul principio fondamentale che più sono stretti i rapporti tra gli Stati, meno è conveniente un conflitto.

La stessa cosa vale nel business moderno.

Più i legami sono stretti, più c’è collaborazione, più si creano alleanze, e quindi maggiore sarà la competitività, la qualità e l’ottimizzazione delle risorse. E sarà meno conveniente entrare in concorrenza.

COME NASCONO LE COLLABORAZIONI

Le collaborazioni tra professionisti possono nascere in qualsiasi modo. Dalla partecipazione ad un seminario, dall’incontro casuale ad una serata di networking, da una ricerca su Google.

Non ha importanza la modalità, quello che conta è l’incontro e saperlo far fruttare.

Come?

Attraverso ascolto, accoglienza e visione.

  1. Ascolto significa che è necessario prestare attenzione all’altra persona. Ma in modo profondo e senza la necessità di dover rispondere, controbattendo qualcosa.
    È quello che in psicologia comportamentale si chiama “ascolto attivo”: si tratta di sospendere il proprio giudizio, mantenendo un atteggiamento imparziale nei confronti dell’interlocutore. Inizialmente utilizzando un “ascolto passivo”, cioè silenzioso e successivamente sostituendolo con domande che approfondiscano quanto esposto dall’altra persona e focalizzandosi su di essa.

  1. Accoglienza significa accettare che l’altro abbia un punto di vista differente e aprirsi alle diversità. Perchè a volte siamo così concentrati su quello che è il nostro modo di vedere le cose, da auto-limitarci. Quindi è fondamentale aprirsi alla possibilità che altri abbiano un’opinione differente, un’angolatura diversa sulle cose. Perchè “rinfresca” la nostra prospettiva e ci fornisce validi spunti di sviluppo.

  2. Visione. Dopo aver ascoltato l’altro in modo costruttivo, dopo aver accolto l’altro con il suo diverso punto di vista, è necessario guardare avanti verso un obiettivo comune, dove i rispettivi universi possono fondersi in un unico blocco energetico, vantaggioso per entrambi. Che, in parole povere, significa che si deve guardare oltre le rispettive differenze e considerarle come strumenti, come diverse specializzazioni che costituiscono ciascuna un pezzo diverso del disegno finale. Ognuna essenziale per la riuscita dell’obiettivo.

A questo proposito, vorrei raccontarvi una storia. Una cosa che mi è capitata negli ultimi mesi. Un regalo della pandemia, che mi sta permettendo di convertire questo periodo per nulla semplice in un importante momento di relazione.

C’ERA UNA VOLTA…

Un re!!

No, non è un re. Ma ama definirsi tale. Il re dei Webinar.

Si tratta di Walter Klinkon il Mago della Formazione, oggi re dei Webinar.

Un sovrano che durante tutto il primo lockdown (e ancora tutt’oggi) ha portato tantissima formazione attraverso la creazione di webinar all’ora di pranzo

E proprio durante questi webinar online ho avuto occasione di entrare in contatto con tantissime persone, principalmente professionisti dei più svariati settori.

È capitato semplicemente parlando, scambiandosi idee, collaborando nello staff degli stessi webinar. Esattamente come descrivevo poc’anzi.

Già da tempo mi ronzava in testa un’idea: scrivere un libro a più mani. Mettere insieme un team di scrittura per farne uscire un testo di crescita personale, di incoraggiamento a perseguire i propri obiettivi, i propri desideri. Sia da un punto di vista di carriera e di business, sia dal lato umano e interiore.

Durante questi webinar, man mano che i giorni passavano, le lezioni formative procedevano e instauravo relazioni con le persone più disparate, mi convincevo sempre più che avrebbe potuto essere l’occasione che stavo aspettando.

La vita mi stava alzando la palla, stava a me portare l’azione decisiva e giocare il punto.

Iniziai ad accennare la cosa ad una persona che, come me, faceva parte dello staff di questi eventi online. Una giovane donna molto dinamica, che aveva investito, nel corso degli ultimi anni, molto tempo ed energie per lanciare un business completamente nuovo e assolutamente atipico: la wedding planner rock. Un percorso professionale assolutamente alternativo e anticonformista, che aveva richiesto una buona dose di coraggio per lanciarsi in una versione della professione di wedding planner completamente nuova.

Sondato il terreno e ricevuto un feedback completamente positivo, cominciai ad elaborare il progetto in modo più concreto. E più ci ragionavo, più la cosa prendeva forma e mancavano solo le persone che avrebbero dovuto collaborare con me alla stesura effettiva del libro.

Finchè, il 12 aprile 2020, fui ospite io stessa della puntata di Webinar Lunch.

In queste “interviste formative” veniva dato ampio spazio all’ospite – io, in questo caso – per esporre dei contenuti di interesse educativo per tutti, sull’argomento di principale competenza della persona intervistata. Ma si facevano anche le classiche quattro chiacchiere, per conoscersi meglio e per far emergere le rispettive personalità.

E proprio in questa seconda fase, ebbi l’epifania di lanciare la mia proposta inerente al libro.

Aprire le porte a tutte le donne che avessero voluto accogliere nel loro cuore questa proposta, mettendosi in gioco, regalando un pezzetto della loro anima e affidandola alle righe di un libro.

Un libro sull’ Amore.

Sull’Amore avuto e donato. Sull’Amore ricevuto e reso.

Un libro che raccontasse al mondo che, in fondo, tutto quello che viviamo non accade solo a noi, bello o brutto che sia.

Inutile dire che ricevetti moltissime adesioni.

E così formai un gruppo di dodici donne, dodici anime belle che avrebbero raccontato qualcosa di sé stesse.

Poiché l’Amore ha infinite forme, non diedi dei parametri precisi. Il vincolo era solo di parlare di questo sentimento, di questa emozione che coinvolge mille e più aspetti della nostra esistenza.

Ne nacquero dodici storie meravigliose.

Vere? Inventate? Chi può dirlo con esattezza…

A volte il limite tra verità e fantasia è molto labile e generalmente, anche quando inventiamo, partiamo da cose che conosciamo. Qui, trattandosi di emozioni, chi può dire che quanto raccontato non sia tutto vero? Magari i personaggi, le vicende, i luoghi sono immaginari. Ma sicuramente sono autentiche le vibrazioni che muovono le azioni narrate.

Come unire tutte queste storie? Poteva essere una semplice raccolta, ma mi sembrava un’idea un po’ semplice, quasi a voler comporre una sorta di antologia.

Volevo che questo libro rappresentasse qualcosa di più intenso.

Ed ecco, quindi, prendere forma nella mia mente l’idea finale.

Mancava ancora il mio racconto, quindi lo scrissi in modo che facesse da ponte tra tutte le altre storie. Un fil rouge di collegamento tra tutte le narrazioni e spiegasse i meccanismi e le forze sottese. Quelle energie femminili contenute tra le righe di ogni singolo scritto. Per dare un messaggio forte e potente, che potesse essere d’aiuto e d’ispirazione per chiunque leggesse il nostro libro.

Contemporaneamente era anche importante trovare un editore che capisse la forza di questa nostra opera. Così, dopo varie ricerche, scoprii Alessio Masciulli, di Masciulli Edizioni che – guarda un po’ il potere della rete! – era conosciuto molto bene anche da due delle coautrici del libro. E che – guarda caso! …ma il caso non esiste, ricordiamolo – è anche autore di un bellissimo libro “Credevo bastasse amare” che parla anch’esso di amore.

Come dicevo, l’Amore ha varie forme e sfaccettature. È amore per sé stessi e per gli altri. E’ l’amore per un partner, per i figli, per i genitori. L’amicizia anche è una forma di amore. La crescita personale è un modo di amare sé stessi, quel percorso interiore che ognuno fa per realizzare il proprio potenziale. Anche questo è amore.

Quindi la domanda che mi sono fatta, creando questa rete tra donne, coordinando questo progetto pazzesco, è stata: Àmati o Amàti? L’accento dove lo metti?

E così nacque anche il titolo.

E quale giorno migliore per lanciare le prevendite se non il giorno consacrato all’Amore per eccellenza?

Perciò a San Valentino è stato lanciato il nostro libro.

Un libro nato per caso, anche se sappiamo tutti che il caso non esiste.

Un libro nato da un incontro online in cui dodici donne sconosciute hanno fatto rete accogliendo la proposta di scrivere un testo insieme.

Un libro scritto con il cuore che narra l’Amore (anche quello rifiutato o non sano).

Un libro che racconta a tutte le donne e a una donna mai nata, che tutto quello che viviamo non accade solo a noi. A prescindere che siamo architette, casalinghe, astronaute o impiegate. A prescindere da quanti e quali studi abbiamo fatto, da dove veniamo, da quale sia il nostro reddito. A prescindere che siamo madri, spose, compagne, single. A tutte capitano – in fondo – le stesse cose, nel bene e nel male.

Un libro che contiene un messaggio.

Non importa se Àmati o Amàti: perché le cose meravigliose possono sempre accadere.

Come dice Alessio Masciulli “Nella vita si cade, ma ci si può rialzare più forti di prima”.

E voi che state leggendo… l’accento dove lo mettete?

Se non lo sapete o se siete insicure o se avete anche solo voglia di verificare quali sono queste fantomatiche “cose” che capitano a tutte… allora potete scoprirlo nel libro. Nelle storie delle 13 donne che si sono messe in gioco.

Questi sono i loro nomi:

Cristina Corazza, Teresita Di Lauro, Anna Nozzi, Annamaria Acunzo, Patrizia Splendiani, Stefania Pieri, Annalisa Conti, Marina Egidi, Loretta Saudella, Milena Di Gioia, Sonia Genesini, Francesca Di Giuseppe.

Dove puoi comprare il libro?

Facile! Clicca qui ()

Per le prime 50 copie un regalo: prenota una sessione di coaching o scegli tra gli altri regali delle coautrici

Per il tuo coaching in regalo con la copia del libro in prevendita prenota la tua sessione di coaching online info@tizianaiozzi.it