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SOS tata coach: racconti e storie vere di straordinaria follia

Troppi rumori interni ledono l’armonia dell’essere

Ricordate in “IL CORAGGIO DI VIVERE A TESTA ALTA: Riflessioni sulla percezione del sé” il personaggio di Minnie Paperina?

L’ultima arrivata in azienda, sa che le sue competenze e le sue abilità specifiche sono indirizzate verso un settore specifico dell’azienda: l’aggiornamento del sito. Tutto fila liscio fino a quando si interfaccia con la responsabile della sua area, ma accade che riesce ad essere scortese e pretenziosa rispetto alla manager. La manager adirata mi dice: “Come si permette Minnie Paperina a rispondermi e addirittura a sfidarmi?”

  1. esplosione dell’ego,
  2. problematica del riconoscimento del sé,
  3. fragilità nascosta,
  4. obiettivi non dichiarati,
  5. mancanza di assertività.

Tratto spesso la mancanza di assertività perché penso che, saper dichiarare i propri propositi, i propri obiettivi, rimane sempre la strategia più efficace da implementare, da mettere in campo in ogni occasione.

Un altro punto a favore dell’assertività è l’ascolto. Saper ascoltare è l’allenamento più difficile a cui siamo chiamati.

“Tutto ci parla, se siamo disposti ad ascoltare; ma, naturalmente, per saper fare questo, bisogna prima imparare a fare silenzio. Troppi rumori inutili, fuori e dentro di noi, ci impediscono di udire l’essenziale; la cacofonia dei rumori inutili e disarmonici ci impedisce di udire e di godere del magnifico concerto dell’Essere.
Finché continuiamo a dormire, i nostri orecchi sono chiusi all’armonia dell’Essere e i nostri occhi sono chiusi al suo splendore.
Impariamo ad aprire occhi e orecchi, cominciamo a destarci: ce n’è, di giorno, che ancora deve sorgere, per noi che siamo immersi nel sonno.
L’unica luce del giorno è quella che ci trova ben desti, pronti e desiderosi di accoglierla in noi” tratto dall’articolo: Viviamo in un mondo di dormienti che diventano feroci se qualcuno tenta di svegliarli.

È di Pisa la recente scoperta di quanto faccia bene essere felici 😊

La scoperta dell’acqua calda? No, la scoperta della chimica che si attiva quando si è felici

“Un team di ricercatori di Pisa, grazie alla combinazione di tecniche di chemo-genetica e risonanza magnetica funzionale, ha osservato in tempo reale le regioni cerebrali che si accendevano. La ricerca apre la strada a possibili nuove terapie per patologie neuropsichiatriche quali ansia, depressione, schizofrenia” scrive GAIA SCORZA BARCELLONA

I manager oggi sempre più “schizzati”, sempre con l’ansia di dover fare, di organizzare tempo e risorse, ma la domanda a chi, a cosa serve correre ce la si fa?

Dacci oggi il nostro pane quotidiano dovrebbe diventare dacci oggi la nostra pace quotidiana, rimetti a noi i nostri pregiudizi e donaci la capacità di ascoltare e di comprendere, di respirare e di restare calmi.

Questo è per dire dei manager, ma vogliamo parlare dei team e dei collaboratori?

Sempre in preda alla disperazione di subire ingiustizie, dall’ansia del dovuto, dalla mancanza del senso di appartenenza e spesso anche della mancanza del senso di responsabilità.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano dovrebbe diventare dacci oggi la nostra buona dose di gratitudine e di perdono, rimetti a noi i nostri errori e donaci la capacità di integrazione e il senso di responsabilità.

Questo perché non esistono solo strategie di business, ma anche buoni pensieri e buone abitudini quotidiane, fondamentali per mantenere il proprio benessere sul posto di lavoro

Di cosa parlo?

Parlo della necessità di imparare a “vedere le cose da un altro punto di vista”, parlo della capacità di accogliere le diversità, di sostenersi a vicenda e di intraprendere la scelta consapevole delle buone abitudini in azienda.

Imparare ad allontanarsi dalle problematiche significa iniziare a lasciare fuori dalla propria emotività le ansie, pratiche ed emotive, legate alla propria situazione lavorativa, per prendersene cura solo in termini di proattività e soluzioni. Saper ridere di situazioni pesanti e complesse, vedere le soluzioni, avere la capacità di garantirsi una qualità di vita migliore sul posto di lavoro è un allenamento importante. Imparare a “staccare” è un’attitudine di apprendimento non immediato, la cui padronanza arriva con il tempo e facendo una scelta precisa con un percorso mirato e finalizzato. A volte arriva il feedback: “Questo percorso non è servito a niente, sono tutte capre, non capiscono nulla e non hanno voglia di cambiare”

Perché le persone dovrebbero cambiare? Non è questo l’obiettivo del coaching. Guai se lo fosse. Nessuno deve pensare di avere il diritto di cambiare l’altro

 

Il coach in azienda aiuta, sostiene, conduce, facilita chi ha scelto di migliorare la propria vita e ha scelto di orientarsi alle soluzioni. Non obbliga, non si sostituisce, non orienta le scelte.

Proprio nella azienda di Lumpolo – di cui ho raccontato in questa rubrica – è accaduto che il coordinatore sosteneva che non sarebbe cambiato nulla, ma proprio nulla.

Ebbene sì, è avvenuto il miracolo!

Oggi è proprio lui che cerca il coaching, desidera parlare, raccontare, farsi e fare domande e senza accorgersene ha migliorato la qualità della sua vita. Ha imparato a delegare di più, il panino lo mangia davanti al computer ma almeno non salta più il pranzo, e sorride delle malefatte di alcuni che tentano di fare i furbetti mentre prima si sarebbe molto arrabbiato.

Una volta conquistato un altro modo di vedere le cose e di agire, tutti ci percepiranno in maniera diversa e sfido chiunque a non notare un miglioramento della qualità della vita di tutti.

L’esempio da imitare per ogni imprenditore di piccola e media impresa, quindi, non deve essere di colui che lavora tutti i giorni a tutte le ore, trascurando tutto il resto, senza concedersi mai un attimo di riposo.

Queste persone non sono eroi ma molto probabilmente sono persone che hanno poco altro dalla vita, oppure hanno bisogno di immergersi nel lavoro per dimostrare continuamente a loro stessi quanto valgono, oppure hanno obiettivi talmente grandi che tutto il resto non conta. In tutte queste ipotesi la domanda è sempre la stessa:

“Per quanto tempo può durare”?

“E gli affetti?”

“La gioia di vivere? La felicità? I valori?”

Non è una cosa facile cambiare abitudini quando si è dentro un ipnotico quotidiano così coinvolgente, ma esistono strategie per ottimizzare il proprio tempo, delegare nel modo utile e scegliere il benessere, e uscire dall’ipnotico quotidiano scomodo e senza senso.

La migliore strategia di un imprenditore, per riuscire a “staccare la spina” è quella di avere sotto controllo la propria azienda.

Come? Non certo come ha fatto Lumpolo con Lusoggio. Li è mancata la capacità di delega perché in quel momento la sua priorità era “delegare” e basta senza obiettivi specifici e qualità specifiche; in pratica mettendo da parte l’aspetto umano di riconoscimento del ruolo e della leadership naturale.

Oppure non come nella storia  http://www.tizianaiozzi.it/sos-tata-coach-la-vita-e-troppo-breve-per-essere-infelici-al-lavoro/  davanti all’ atteggiamento di chi non vuole dichiarare i propri bisogni, di chi ha un comportamento riservato ma “cova” infelicità, demotivazione, perde amore verso quello che fa e aspetta che qualcosa accade.

Marrytwo che lavora in silenzio ed è convinto che nessuno si accorge di lui. Questo è un atteggiamento molto diffuso in molte aziende e quasi tutti i team hanno una figura che ripete questo comportamento. Qui si tratta di mancanza di assertività. Altra parentesi: cos’è l’assertività?

Ecco posso affermare che chi impara ad essere assertivo, diventa felice, sicuro di sé e viene stimato e rispettato perché sa dichiarare i suoi bisogni senza pregiudizi e senza ledere gli altri.

In ogni caso le belle notizie sono arrivate e “La genetica molecolare ci permette di studiare le risposte comportamentali, ricreando le condizioni esistenti in natura per comprenderne i meccanismi”.

Chissà che fra qualche anno i coach se ne andranno a casa e non arrivi la “pasticca della felicità” in azienda 😊