“Ma che domanda è questa?” vi starete chiedendo.
È la domanda che mi è venuta in mente rileggendo “Il gabbiano Jonathan Livingston“, che ha rappresentato un’icona degli anni ’70.
Vale ancora la pena leggere libri? E soprattutto libri come questo?
Penso proprio di sì, soprattutto se il messaggio è quello di mirare alla perfezione di noi stessi piuttosto che sopravvivere semplicemente.
Jonathan è diverso da tutti gli altri gabbiani, per la maggior parte di loro quello che conta è mangiare, per Jonathan la cosa importante è il volo.
Il padre gli dice che la ragione per cui si vola è procacciarsi il cibo, ma Jonathan trascorre le sue giornate sperimentando picchiate e planando sempre più in basso vicino all’acqua: vuole sfidare i propri limiti per scoprire le proprie possibilità.
Spesso i suoi tentativi finiscono in fallimenti. In una occasione vola più veloce che mai verso l’acqua, ma non riesce a rialzarsi in tempo e colpisce la superficie del mare, come se fosse un muro.
Allora Jonathan si dice che è un gabbiano, che è limitato per natura, e che se fosse stato creato per volare ad alta velocità avrebbe le ali di un falco e vivrebbe di topi e non di pesce, si rassegna a essere un membro dello stormo uguale agli altri e a fare le cose come sempre.
È un po’ quello che accade a tutti noi, vero?
Prendiamo consapevolezza che siamo diversi, creiamo idee, visualizziamo sogni e poi, non si sa perché, ci fermiamo, facciamo marcia indietro e ricominciamo a fare le stesse cose nello stesso modo e ad avere le stesse idee, se non addirittura idee negative e poco utili.
Un giorno, però, Jonathan viene colto da un’idea: se riuscisse a volare con le lai strette contro il corpo diventerebbe simile a un falco e potrebbe cambiare facilmente direzione ad alta velocità.
Prova quindi un’altra picchiata e riesce ad accelerare fino a 225 km orari, come “una palla di cannone grigia sotto la luna”.
Il giorno seguente va ancora oltre, raggiungendo i 322 km orari, la velocità più elevata che un gabbiano avesse mai raggiunto.
In preda all’euforia Jonathan attraversa in picchiata il proprio stormo, fortunatamente senza uccidere nessuno: si rende conto di aver portato la propria specie a nuovi livelli e pensa di mostrare loro un’esperienza più elevata.
Allo stesso modo quando scopriamo qualcosa di bello, di entusiasmante, di crescita vogliamo condividerlo con le persone che amiamo. Ma a volte loro non rispondono… anzi quasi ci attaccano perché non capiscono…
Il giorno dopo Jonathan viene chiamato dal consiglio dei gabbiani per la sua “sconsiderata irresponsabilità”, viene umiliato e bandito dallo stormo.
E qui compaiono il giudizio e il pregiudizio. I nostri schemi mentali costruiti e irrigiditi dal tempo, dagli anni, dall’educazione, da quello che è giusto e da quello che è sbagliato, perdendo di vista i nostri sogni e le cose utili, pensando al giudizio degli altri piuttosto che a noi stessi.
Jonathan trascorre le giornate da solo, triste non tanto per se stesso quanto per le possibilità che la sua comunità ha rifiutato.
Trova continuamente nuovi modi di fare le cose: tramite i suoi esperimenti di volo scopre che una picchiata ad alta velocità permette di catturare i pesci più saporiti che nuotano a maggiore distanza dalla superficie.
Per colmo d’ironia, proprio il suo amore per il volo lo porta ad avere abbondanza di cibo!!!
Questo capolavoro di Bach risulta sempre attuale perché esprime idee senza tempo sul potenziale degli esseri umani, non si tratta solo di cavarsela, ma cercare sempre di perfezionarsi.
Quando ai ragazzi disoccupati che incontro continuamente ai corsi cerco di trasmettere loro l’amore per i loro sogni… i sogni vanno accarezzati, coccolati, curati e amati.
Ci si nutre di loro… facendoli crescere con sacrificio e amore.
Raggiungere un obiettivo si può, avvicinarsi alla meta si può, purché si sia disposti a crearsi delle competenze specifiche, ad allenarsi e ad attivarsi per raggiungere l’obiettivo.